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La responsabilità degli Enti nello spazio Transnazionale: venerdì 18 giugno seminario al Sant’Anna. La penalista Gaetana Morgante, una delle organizzatrici: “Perché le multinazionali sono responsabili anche per l’attività realizzata su scala globale”

Data pubblicazione: 11.06.2021
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Se una multinazionale produce danni o commette reati nei Paesi in cui opera, come e in che misura ne risponde? Per approfondire il tema della responsabilità degli enti e delle società multinazionali nel campo dei reati connessi all’operatività transfrontaliera (cross-border) il gruppo di ricerca di Giustizia Penale dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica e Sviluppo) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha organizzato per venerdì 18 giugno, a partire dalle ore 11.00, il seminario “La responsabilità degli Enti nello spazio Transnazionale”. Per garantire la massima partecipazione del pubblico, l’evento - di cui è partner la rivista online Giurisprudenza Penale - si tiene con differenti modalità: in presenza, nell’aula magna della Scuola Sant’Anna, nel rispetto delle norme anti Covid-19; online, sulla piattaforma Webex, e in diretta streaming sul canale Youtube della Scuola Superiore Sant’Anna.

Il tema della corporate liability di società multinazionali o transnazionali ha ricevuto, negli ultimi anni, particolare attenzione anche nell’opinione pubblica in relazione a recenti condanne per risarcimento di danni. È il caso di multinazionali leader nell’estrazione del petrolio o di altre risorse naturali, soprattutto in Paesi africani caratterizzati da instabilità politica o da una storia coloniale, chiamate a rispondere di fronte alle corti degli Stati in cui hanno la loro sede legale in relazione ai danni derivanti dall’attività svolta in contesti territoriali estremamente lontani dal luogo in cui risultano legalmente stabilite (home country). In altri casi, sempre discussi di fronte a tribunali nazionali (Stati Uniti, Regno Unito, Olanda), società multinazionali sono state condannate al risarcimento dei danni per non aver adeguatamente vigilato o messo in atto le misure di controllo necessarie a prevenire sistematiche violazioni dei diritti umani, compresi i diritti connessi all’integrità dell’ambiente, da parte di società controllate, operative in territorio estero.

“Il seminario getta  uno sguardo – spiegano gli organizzatori Gaetana Morgante, direttrice dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) e professoressa ordinaria di Diritto Penale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Giuseppe Di Vetta, assegnista di ricerca in Diritto Penale - su scenari molto stimolanti a livello scientifico e operativo e propone di affrontare la questione della responsabilità delle imprese non basate in Italia nella prospettiva degli sviluppi per il diritto e la giustizia che la globalizzazione ha innescatoAnche in Italia, si è posto più volte il tema della responsabilità ‘amministrativa’ di imprese prive di sede o di stabilimenti nel territorio nazionale: il caso più recente è quello che ha visto tratte in giudizio, e poi assolte, alcune società di diritto austriaco e tedesco in relazione alla vicenda del disastro ferroviario verificatosi a Viareggio nel giugno del 2009”.

“Pochi mesi fa – spiega Giuseppe Di Vetta - , una corte olandese ha condannato la società multinazionale Royal Dutch Shell al risarcimento dei danni ambientali causati in Nigeria, per non aver monitorato in maniera adeguata lo stato di manutenzione delle infrastrutture petrolifere, lì stabilite. Ancora, all’inizio del 2021, la Corte Suprema di Londra ha ritenuto un’importante compagnia petrolifera responsabile in sede civile in relazione alle azioni intraprese da una società controllata, stabilita in Nigeria. Questi sono soltanto alcuni dei più recenti casi in cui una corte nazionale, superando consolidate impostazioni circa i limiti delle giurisdizioni nazionali, riconosce la possibilità che società multinazionali possano rispondere quanto meno per i danni causati dall’operatività diretta in Paesi differenti da quelli di stabilimento formale ovvero per non aver adottato la diligenza necessaria sull’attività delle proprie controllate all’estero”.

“Si tratta – aggiunge Gaetana Morgante - di una casistica in tema di transnational corporate responsibility molto significativa, attraverso la quale si va formando in maniera progressiva un complesso quadro di regolazione per l’attività economica transnazionale e, di conseguenza, un sistema di responsabilità per le società multinazionali per le esternalità negative connesse al proprio business, indipendentemente dal fatto che questi fatti si verifichino in territori diversi da quelli in cui i gruppi multinazionali hanno la propria sede operativa o legale”. “In questo senso, attraverso l’attività delle corti nazionali, che operano in molti casi come vere “global courts”, i confini degli stati nazionali (le singole giurisdizioniappaiono sempre più relativi a fronte dell’esigenza – aggiunge Gaetana Morgante - di assicurare che l’attività economica, che sempre più frequentemente si svolge su scala globale, si conformi a standard di tutela minimi e condivisi, che oggi possono essere identificati in molteplici fonti – anche di soft law - a carattere transnazionale, come ad esempio le OECD Guidelines for Multinational Enterprises o i Guiding Principles on Business and Human Rights, implementati nell’ambito dell’iniziativa delle Nazioni Unite “Protect, Respect and Remedy” oppure in strumenti di Corporate Social Responsability”.

La giornata di studi di venerdì 18 giugno è aperta dai saluti di Sabina Nuti, rettrice della Scuola Superiore Sant’Anna, e di Guido Stampanoni Bassi, direttore della rivista Giustizia Penale Web. Seguono gli interventi e le relazioni di Gaetana Morgante, direttrice dell’Istituto Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo) e professoressa ordinaria di Diritto Penale della Scuola Superiore San’Anna; Tullio Padovani, già professore ordinario di Diritto Penale alla Scuola Superiore Sant'Anna e Accademico dei Lincei; Doreen Lustig, professoressa associata dell’Università di Tel Aviv; Stefano Manacorda, professore ordinario di Diritto Penale dell’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli; Ombretta Di Giovine, professoressa ordinaria di Diritto Penale dell’Università di Foggia; Paolo Bruno, magistrato e consigliere per la Giustizia e gli Affari Interni alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’Unione Europea; Vincenzo Mongillo, professore ordinario di Diritto Penale dell’Università UniTelma Sapienza Roma); Angelo jr Golia, ricercatore al Max Planck Institute; Giuseppe Di Vetta, assegnista di ricerca in Diritto Penale della Scuola Superiore Sant’Anna.